GENOVA NEL CUORE: ECCO TUTTE LE DIFFICOLTA’ E L’IMPATTO NEL SETTORE DELLA LOGISTICA DOPO IL CROLLO DEL MORANDI.


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Lutto è la parola chiave per capire quello che sta accadendo e potrà accadere nei prossimi mesi alle persone che sono state coinvolte dal crollo del Ponte Morandi.
Il 14 agosto è una data che resterà impressa nel cuore dei genovesi e non solo: il ponte Morandi, snodo cruciale per il collegamento tra il Levante e il Ponente ligure, si è sgretolato sotto le ruote delle persone che lo stavano attraversando sui loro mezzi, davanti agli occhi di abitanti e passanti. Ponte Morandi era un ponte che valeva per tre. Bisogna partire da qui se si vuole capire quali sono le conseguenze per l’economia di Genova, una città che sta vivendo una lunga crisi iniziata negli anni ’90, dal crollo del viadotto autostradale che conteggiava ogni giorno 60mila transiti.


Il crollo rappresenta, infatti, la fine di ciò che rimaneva della Grande Genova: gli ultimi anni hanno visto questa città come un agglomerato di periferie autonome e sconnesse con diversi livelli di sviluppo. Quindi, a livello sia sociale che economico, il territorio genovese si è ritrovato privo della sua arteria fondamentale di comunicazione, causando disagi a imprese, liberi professionisti e abitanti del posto.
La reazione a catena provocata da questo terribile evento ha portato a un blocco nella rete logistica, strozzando il principale corridoio merci della Liguria: i prodotti provenienti dal territorio e dal porto hanno, infatti, numerosi problemi a raggiungere le aree di destinazione. Per questo motivo, la paura principale è che tutta la Liguria, non solo la città di Genova, venga vista come irraggiungibile da parte non solo di investitori esteri, ma anche di turisti e imprenditori locali; tuttavia, la razionalità logistica che ha portato al crollo del Ponte, trascurandone la manutenzione, troverà grazie alla sua flessibilità altre vie di comunicazione, salvando l’immagine industriale di questa regione.
Ad oggi, il porto di Genova ha subito le conseguenze economiche maggiori, in quanto principale canale verso i mercati europei più forti: ha visto, infatti, una riduzione del traffico di oltre 30% solo nel mese di agosto e la previsione è che a fine 2019 si arriverà in totale fino a -15%. Ambrosiano Group è molto legata a questo territorio pieno di opportunità e industrie competenti: il 22% del fatturato proviene da questa ricca regione, grazie ai nostri tre maggiori clienti. Tra questi ultimi, a causa del crollo, il Mercato Ortofrutticolo di Genova ha dovuto aumentare gli orari di lavoro dei dipendenti per gestire la domanda di import/export proveniente da Portogallo, Spagna, Olanda e Francia.
Vorremmo porre l’attenzione e la necessità di affrontare quest’evento con un approccio costruttivo che da sempre ha contraddistinto l’imprenditorialità italiana, non solo per risolvere quanto prima i problemi che il disastro ha causato alla città di Genova, ma anche come forte stimolo per affrontare la questione logistica in modo più strutturato a livello nazionale, considerando operatori e infrastrutture in un’ottica più solida e a lungo termine.” - ha dichiarato l'AD di Ambrosiano Group Giulia Barani.

Siamo fiduciosi nella ripresa della Liguria e di Genova. Grazie al decreto Genova, diventato legge lo scorso 15 novembre, verranno stanziati 30 milioni all’anno fino al 2029, con cui si potrà ricostruire il ponte e aiutare sia i cittadini che hanno perso la propria casa sia le aziende limitrofe all’area del crollo [fonte: il Sole 24 Ore]. L’affermazione di Giulia Barani corrisponde a ciò che crede tutta Ambrosiano: riponiamo grande fiducia nell’imprenditorialità e nella forza di questo territorio e delle persone che lo popolano, poiché entrambe sono sopravvissute ad un evento tragico che ha cambiato il modo di vivere e di fare business. Nel lungo periodo, siamo certi che la Liguria tornerà ad essere un centro di trasporti e di scambi commerciali e industriali.